Fattoria Artimino

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Descrizione

Immersa nei suoi 732 ettari costituisce l'erede di questa storia di uomini, di terra e di vino.


84 ettari di splendide vigne esposte a mezzogiorno, una varietà di nobili vitigni legata al territorio ed alla sua tradizione: il Sangiovese, il Cabernet Sauvignon, il Canaiolo, il Trebbiano, il San Colombano, il Mammolo, l'Occhio di Pernice.


162 ettari di oliveti con 23.300 piante che consentono di ottenere dalla spremitura a freddo di olive moraiole, frantoie e pendoline, l'Olio Extravergine.


La ricerca della massima qualità nella produzione vinicola, passa necessariamente attraverso l'innovazione.


La Fattoria di Artimino con i 2.500 mq. delle sue nuove Cantine, è dotata delle più avanzate tecnologie e dei più moderni impianti produttivi.


La naturale vocazione vinicola delle sue terre meravigliose è testimoniata dall'esigenza fin dal tempo degli Etruschi di un centro agricolo dedito alla coltivazione della vite e dell'olivo.


A questo territorio si riferisce poi il Bando del 1716 emanato da Cosimo III dè Medici che costituisce il primo esempio legislativo di "denominazione di origine". Fondamento per noi oggi nella continuazione della qualità.

 

La vite ha due cicli, uno vitale ed uno annuale.
 
Quello vitale inizia con la creazione di un nuovo vigneto che per i primi tre o quattro anni non produce nessun frutto, solo dal quinto anno in genere si hanno i primi grappoli adatti alla produzione di vino, attitudine che va via via migliorando con la crescita della pianta la quale raggiunge la massima espressione intorno ai venti anni.
 
Da qui in avanti la produttività cala sempre di più aumentando però le caratteristiche qualitative dell'uva, fino all'inesorabile vecchiaia che fa da preludio all'improduttività e la conseguente morte. 
 
Il ciclo annuale invece riguarda l'andamento attraverso le varie stagioni, tutte importanti per raggiungere un risultato di eccellenza nella fase estiva.
 
Durante l'inverno si effettua una prima potatura, detta "secca", in cui si decide già quale sarà l'intenzione quantitativa del produttore in quanto a seconda dei tralci che si lascia sulla pianta si stabilisce di conseguenza le gemme che dovranno dar vita ai futuri grappoli.
 
In primavera si procede con la potatura verde che da la fisionomia alla pianta in modo da favorire la fase vegetativa a vantaggio della giusta insolazione dei frutti che in giugno fanno capolino tra le foglie, anche se ancora verdi e duri, ricchi di clorofilla, molto diversi da quelli che in settembre faranno la felicità dei vignaioli.
 
Nel mese di luglio si entra nel vivo con "l'invaiatura", ovvero il momento in cui i grappoli da verdi diventano gialli per le uve bianche e viola-bluastri per quelle rosse, a questo punto avviene una delle pratiche più controverse in campo vitivinicolo che mette a confronto generazioni di uomini con mentalità opposte segno evidente di epoche totalmente diverse in cui le necessità creano punti di vista davvero contrastanti, il "diradamento dei grappoli".
 
Essa consiste nel tagliare circa il 30% dei grappoli, solitamente quelli meno esposti, lasciandoli cadere a terra, vero e proprio sacrilegio per gli anziani vignaioli, figli di una mentalità volta all'abbondanza e comunque al massimo sfruttamento della madre terra.
 
Tale diradamento fa sì che tutte le risorse immagazzinate durante l'anno dalla pianta vengano distribuite su meno grappoli rendendo però i prescelti molto più qualitativi così come il nettare che ne sarà prodotto. 
 
A questo punto si arriva al fatidico momento della vendemmia, altro vero e proprio dilemma per i produttori, visto che saper attendere anche un giorno in più può aumentare sensibilmente la qualità dell'uva, ma contemporaneamente espone il vigneron a grossi rischi in quanto basterebbe una grandinata o un acquazzone a vanificare tutto.
 
Dunque oltre alle analisi strumentali assecondate dalla tecnologia moderna una bella fetta del risultato rimane a discrezione dell'uomo lasciando invariato quel risvolto romantico che non farà mai del vino un prodotto prettamente industriale.
 
I grappoli vendemmiati arrivano in cantina posti in cassette impilate una sull'altra in modo da non provocare schiacciamenti che darebbero inizio a fermentazioni indesiderate. 
 
La pigiatura è soffice effettuata con presse pneumatiche a membrane per estrarre il mosto fiore, il raspo viene eliminato così come le bucce, nel caso del vino bianco, mentre per il rosso esse restano a contatto con il mosto dai sette ai quattordici giorni a seconda della tipologia che si vuole produrre.
 
Tale fase, detta anche macerazione, è seguita da stabilizzazioni e filtraggi fino ad arrivare ad un bivio determinato dall'obbiettivo produttivo che si desidera raggiungere.
 
Intanto è avvenuto un cambiamento fondamentale e cioè il succo d'uva si è trasformato in vino grazie alla fermentazione alcolica. Arrivati a questo punto i vini giovani restano in contenitori di acciaio per alcuni mesi prima dell'imbottigliamento, mentre per coloro che diverranno Carmignano o riserve si passa in legno.
 
I contenitori rigorosamente in rovere francese variano da una capacità di 225 litri, le classiche barrique, fino ad arrivare a grandi botti da 50 ettolitri.
 
La sosta può variare dai dodici ai ventiquattro mesi intervallati da i vari passaggi del caso, ovvero fermentazioni malolattiche e batonage. Dopo questo lungo periodo il vino va in bottiglia dove resterà un certo periodo in modo da raggiungere l'armonia necessaria per essere immesso in commercio; tale periodo sarà breve per i vini giovani e molto più prolungato per quelli destinati a durare negli anni.
 
Qui si chiude il lungo percorso produttivo e se ne apre un altro, altrettanto lungo, l'affinamento in bottiglia che può protrarsi anche per decine di anni a seconda del vino, delle condizioni di mantenimento e di ciò che vogliamo ritrovare in un prodotto la cui evoluzione non si arresta mai cambiando spesso caratteristiche nel corso degli anni, regalando sempre nuove e diverse emozioni a chi cerca in una bottiglia di assaporare non solo il gusto di uno straordinario prodotto, ma anche la passione di chi con il proprio lavoro e dedizione lo ha creato. 

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Immersa nei suoi 732 ettari costituisce l'erede di questa storia di uomini, di terra e di vin
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